giovedì 28 ottobre 2010

Sulla donazione del sangue del cordone ombelicale

Ultimamente, nel blog di Spazio Neomamma ho inserito due post che davano due diversi orientamenti rispetto alla donazione del sangue del cordone ombelicale:





QUESTA TEMATICA OGGI E' MOLTO DISCUSSA NEL PERIODO PRENATALE, i futuri genitori vorrebbero essere informati in modo corretto ed esauriente su questa possibilità, sulla sua modalità, sui pro e contro.
Per poter decidere in modo consapevole.

Per questo motivo ho inoltrato l'informazione tratta da "Il Bambino Naturale" a una delle responsabili del Progetto Cord Brothers, Elena Rausa, mamma di tre bimbe.
Qui sotto trovate quello che ci scrive; potete leggerlo e, nel caso, lasciare un commento.

"Cara Fiammetta,
non sono un'esperta, ma sulla base della mia personale esperienza e della testimonianza di medici ed ostetriche che hanno collaborato con noi mi sento di rispondere così.

Il sangue del cordone ombelicale è nutrimento e fonte di vita per il bambino durante tutto il periodo di gestazione, dopo la nascita, le cellule staminali emopoietiche in esso contenute possono essere un prezioso tesoro per la cura di gravissime patologie del sangue e del sistema immunitario. Per questo è utile e importante che i futuri genitori riflettano sull'opportunità di non sprecare ciò che, a seguito del taglio del cordone, non costituisce più una risorsa vitale per il bambino.

Vengo ai problemi posti dal tuo quesito.

1) Quando recidere il cordone:
Il clampaggio, o taglio del cordone, è un atto medico e, come tale, è una scelta che compete al ginecologo o all'ostetrica che segue il parto. Per quanto ho appreso in questi mesi, la letteratura medica presenta posizioni molto diverse su questo punto: alcuni studi hanno rilevato vantaggi nel clampaggio precoce, altri nel clampaggio tardivo; nessuna delle due posizioni, a quanto mi risulta, ha ottenuto, al momento, piena condivisione da parte della comunità scientifica e dunque la scelta è legata alle convinzioni del personale medico-ostetrico coinvolto nel parto. Non spetta a noi, pertanto, esprimere un giudizio su qualcosa che davvero esula dalle nostre competenze e che coinvolge direttamente il rapporto tra il medico e la mamma in attesa.

Come per ogni altro aspetto della gravidanza e del parto, la futura mamma dovrebbe scegliere di affidarsi a professionisti di fiducia, ai quali potrà esporre con tranquillita anche il proprio eventuale desiderio di donare il sangue cordonale, lasciando che siano poi questi a scegliere la soluzione migliore per il bambino che viene al mondo. Credo che il reparto di ginecologia ed ostetricia degli Ospedali Riuniti di Bergamo (punto di riferimento per il vostro territorio e centro abilitato al prelievo di sangue cordonale a fini solidaristici) potrà offrire una più completa e corretta soluzione del quesito.

Si aggiunga che, a detta degli esperti con cui stiamo collaborando, anche se nei primi istanti di vita il cordone è effettivamente più ricco di sangue, la raccolta di un quantitativo di staminali sufficiente alla donazione solidaristica (60 ml) non è incompatibile con l'attesa di qualche minuto prima dell'effettuazione del clampaggio.

Per quanto attiene alla mia personale esperienza di partoriente, posso invece dire che il clampaggio precoce del cordone ha caratterizzato tutti e tre i parti delle mie bambine; la sola variazione è stata che, nei primi due casi, il sangue contenuto nel cordone è stato gettato, mentre in occasione della nascita della mia ultima figlia (in una sala parto abilitata alla raccolta finalizzata a donazione solidaristica) il sangue cordonale è stato raccolto e conservato presso la banca pubblica milanese, a disposizione di qualunque paziente compatibile con necessità di trapianto.

2) La donazione, scelta vantaggiosa anche per chi dona:
I genitori che scelgono di donare il sangue cordonale del proprio bambino collaborano alla costituzione di un patrimonio di campioni disponibili alla collettività per la cura di gravissime malattie del sangue e del sistema immunitario. Queste malattie, come, ad esempio, le forme più severe di leucemie e linfomi, non hanno altra possibilità di cura che il trapianto di staminali da donatore compatibile.

Ciò significa che ciascun bambino o adulto, di oggi e di domani, che dovesse trovarsi a rischiare la morte a causa di una leucemia potrebbe sopravvivere proprio grazie ai campioni di sangue donati a fini solidaristici. Più persone donano, più salute condivisa per tutti noi, bambini inclusi.

E' importante precisare che il bimbo che dona il sangue cordonale non viene per questo separato per sempre da un bene prezioso, infatti il suo corpo (il corpo di tutti noi) continua per tutta la vita a produrre cellule staminali emopoietiche all'interno del midollo osseo.

3) Staminali midollari e staminali cordonali:
Anche il midollo osseo contiene cellule staminali midollari utili al trapianto per le stesse patologie curate con le staminali cordonali.
Si tratta di una risorsa altrettanto preziosa, che consente al nostro corpo di disporre per tutta la vita di un serbatoio di cellule utili per un eventuale autotrapianto.
Purtroppo, però, per le più gravi patologie del sangue e del sistema immunitario cui si faceva riferimento, l'autotrapianto difficilmente costituisce una cura risolutiva (si veda in proposito http://www.salute.gov.it/speciali/pdSpecialiNuova.jsp?sub=3&id=86&area=ministero%C3%83%C2%A2%C3%82%C2%8C%C3%82%C2%A9=it〈=it&titolo=%20cordoneombelicale&idhome=86 ).

Per questo è così importante poter disporre di un ricco patrimonio di campioni di sangue da cordone e di una fitta rete di possibili donatori di midollo osseo.

Tra le due opzioni esistono alcune differenze che non è fuori luogo ricordare:

- A differenza di quanto avviene per il cordone (raccolto dopo il parto senza alcun rischio o dolore per mamma e bambino), il prelievo di staminali midollari da un donatore volontario è una vera e propria operazione. Il donatore, in anestesia generale (più raramente epidurale), è sottoposto a ripetute punture delle creste iliache (ossa del bacino); il prelievo dura circa un'ora e, all'uscita dalla sala operatoria, il donatore è di norma tenuto in osservazione per 12-24 ore e dunque deve prevedere circa due giorni di ricovero (si veda in proposito http://www.admo.it/faq.php#14 ).

- Le staminali cordonali sono cellule più giovani e più duttili di quelle del midollo, dunque non è corretto dire che si equivalgano o addirittura che quelle midollari siano migliori. Vale se mai il contrario, dato che, nel caso di trapianto allogenico (ossia quello tra donatore e ricevente diversi, il solo che possa curare definitivamente leucemie e linfomi gravi), per le staminali midollari occorre una compatibilità perfetta tra donatore e ricevente (molto rara), mentre per le staminali cordonali è sufficiente un minor grado di compatibilità (si veda in proposito http://www.adisco.it/ricerca.html ).

Dunque, anche se entrambi i canali sono importantissimi ed è perciò sensato promuovere in entrambi i casi la donazione, risulta evidente che, se ci sarà un numero congruo di cordoni donati, sarà più facile trovare del sangue cordonale sufficientemente compatibile che sangue midollare perfettamente compatibile. Minori saranno inoltrei rischi di rigetto.

4) Donare o conservare?

Partendo dalla strettissima somiglianza tra staminali cordonali e staminali midollari, è possibile un'ulteriore riflessione.

Le staminali midollari sono effettivamente quasi equivalenti a quelle cordonali SOLO in caso di autotrapianto, poiché non si pongono problemi di compatibilità. Mi pare che sia proprio questo, in realtà, l'argomento scientifico più forte contro la conservazione autologa ad uso privatistico e a favore della donazione eterologa solidaristica.

Per le leucemie e i linfomi, come si diceva, l'autotrapianto non è risolutivo - lo dice con chiarezza il Centro Nazionale Trapianti, come si evince anche da un modulo informativo che la legge italiana impone di compilare se si decide di portare il proprio cordone in una banca estera (è, paradossalmente, scaricabile dal sito di tutte le banche private estere per la conservazione autologa a pagamento).

Dunque, per la cura delle gravi malattie del sangue e del sistema immunitario occorre necessariamente accedere alla banca dati dei donatori volontari di midollo o di sangue da cordone ombelicale. La conseguenza, come si è detto, è facile da comprendere: più donatori di midollo e cordone ci sono, più possibilità di cura ci sarà per ciascun malato.

Secondo i sostenitori della conservazione autologa, conservare per sé a pagamento potrebbe servire se la scienza riuscirà a trovare efficaci applicazioni terapeutiche dell'autotrapianto per malattie che sono tuttora oggetto di studio. Qui spero di riportare con la massima fedeltà quanto emerso da un incontro-dibattito sulla donazione cordonale da noi organizzato a Cernusco Lombardone, il 16 ottobre scorso: se la scienza dovesse arrivare a dimostrare l'utilità terapeutica dell'autotrapianto di staminali cordonali per alcune patologie su cui oggi è impegnata la ricerca (ad oggi senza dati definitivi), è certamente verisimile che le stesse opportunità terapeutiche offerte dalle staminali cordonali potrebbero riguardare anche le staminali midollari, equivalenti ad esse (come si è detto) dove non vi sia un problema di compatibilità tra donatore e ricevente differenti.

Ne consegue che la conservazione autologa a pagamento non è determinante per la cura delle malattie che richiedono un trapianto allogenico, come le leucemie, e, anche qualora si dovesse provare l'utilità di autotrapianto per la cura di altre malattie, verisimilmente le proprie cellule cordonali non sarebbero più utili di quelle del proprio midollo.

La domanda che sorge spontanea, a questo punto, è: perché sostenere costi rilevanti per conservare le cellule neonate del proprio bambino a suo uso esclusivo, in apposite banche estere (senza peraltro poter escludere del tutto rischi di contaminazione batterica legati ai momenti di raccolta, trasporto e conservazione del campione), quando il nostro corpo è naturalmente una riserva di staminali midollari, gratuitamente prodotte e conservate in ambiente sterile (il nostro midollo) e, all'occorrenza, subito pronte all'uso?

Concludendo, senza avventurarci in compi lontani dalle nostre competenze, possiamo dire dire che donare il sangue del cordone ombelicale è una scelta utile per tutti, complementare a quella della registrazione dei possibili donatori di midollo osseo, e che il prelievo di sangue cordonale non pregiudica la possibilità della mamma e del bambino di vivere fino in fondo l'esperienza del parto, in tutta la sua valenza emotiva.

Naturalmente, ogni nascita è una storia a sé e la mia esperienza di parto con donazione è stata certo particolarmente positiva. In generale però, mi sentirei di aggiungere un pensiero che mi pare possa contribuire ad alleggerire le neomamme e i neopapà dai rischi di un'eccessivo timore di compiere scelte sbagliate (non solo al momento del parto): il legame profondo tra la mamma (e anche il papà, naturalmente) e il suo bimbo non si gioca in un solo istante e non è neppure la somma di tanti momenti, ma una relazione speciale che nasce piano piano e che dura una vita.

Se poi pensiamo ai genitori di quei bimbi che rischiano la sopravvivenza per una grave malattia, se proviamo a sentirli come fossero nostri figli, non possiamo davvero fare a meno di dire che, ben più del clampaggio del cordone, è il dramma di una diagnosi che potrebbe non avere appello il vero taglio che rischia di interrompere violentemente e per sempre la relazione più bella e profonda del mondo.

Sul nostro sito www.cordbrothers.it,  nella sezione "Perché donare", è possibile leggere proprio la testimonianza di una di queste mamme in cerca d'aiuto.

Spero di essere riuscita a spiegare con chiarezza quel poco che ho imparato su questi complessi argomenti con la nascita di Cecilia. Per delucidazioni scientifiche più rigorose credo che dovremmo tutti affidarci alla competenza dei centri nascita e dei neonatologi a noi più vicini; il territorio in cui viviamo è particolarmente fortunato, potendo contare su ben tre presidi abilitati al prelievo a scopo solidaristico, Bergamo, Lecco e, da quest'anno, Merate.

Grazie per l'attenzione.
Un caro saluto

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